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Lancia Delta HF Turbo e 4WD, genesi di un mito

Autore: Michele Di Mauro · Credits Ph: Michele Di Mauro

9 Agosto 2021
Lancia Delta HF Turbo e 4WD, genesi di un mito

La Lancia Delta è un’icona dell’automobilismo sportivo, nonché una delle youngtimer più amate e raccontate. Facciamo un passo indietro, e riscopriamo le versioni che, inconsapevolmente, hanno dato l’incipit a una grande storia di motorsport.

Lancia Delta, un nome capace di far tremare i polsi a chiunque abbia un minimo di cultura sulla storia dei rally. L’epopea delle sportive torinesi a quattro ruote motrici è scolpita indelebilmente negli annali dell’automobilismo, con un’infilata di vittorie tuttora ineguagliata: ben sei mondiali rally consecutivi, dal 1987 al 1992, e quattro titoli piloti: due con Miki Biasion (1988 e 1989) e due con Juha Kankkunen (1987 e 1991). Questo, inevitabilmente, fa sì che oggi le Delta HF della serie Integrale siano le Lancia youngtimer più ricercate, collezionate, apprezzate e, ovviamente, quotate.

Una bellissima storia che ha origine diversi esattamente 10 anni prima. La Lancia Delta debutta infatti nel 1979, ed è il modello che ha l’ingrato compito di riempire il vuoto lasciato nel segmento C dalla Fulvia, ormai fuori produzione da oltre 3 anni. Compito che assolverà egregiamente, diventando il secondo modello più venduto nella storia del marchio, con ben 525.231 esemplari della sola prima serie.

Disegnata da Giorgetto Giugiaro, la nuova compatta Lancia si impone subito come modello premium per il segmento, creando scompiglio tra la concorrenza coeva per le linee tese e squadrate e per le proporzioni equilibrate e moderne, sia all’interno che all’esterno. Un mix di eleganza e soluzioni innovative che sulle prime lascia il pubblico interdetto, ma che le vale il prestigioso titolo di Auto dell’anno nel 1980, una “prima” assoluta per il marchio torinese. Questo, unitamente ai successi sportivi, le permette di rimanere in produzione fino al 1993 e in listino, con alcune serie speciali, fino al 1995. Tra i plus portati in dote dalla Delta troviamo i paraurti in resina poliestere rinforzata con fibre di vetro e una dotazione ricca di lunotto termico con tergilavalunotto, specchietti regolabili dall’interno, finiture esterne in alluminio anodizzato e acciaio inox, moderni sistemi di trattamento e verniciatura anticorrosione, fari allo iodio e tanto altro.

La nuova torinese debutta con due motorizzazioni, 1.3 e 1.5, alle quali, a partire dal 1982, in occasione del primo restyling, vengono affiancate due nuove esuberanti versioni: la 1.6 GT e l’HF Turbo. Ed è su quest’ultima versione che abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione. Perché in essa troviamo il primo vero seme di quella che diventerà la dinastia della Delta da corsa. Il nome scelto è quanto mai evocativo: la sigla HF richiama immediatamente alla memoria le imprese rallistiche delle imbattibili Fulvia e Stratos, mentre i motori turbocompressi sono il must del momento, forti anche della popolarità data dai nuovi regolamenti di Formula 1. Per GT e HF il motore è lo stesso, il vecchio 4 cilindri bialbero Lampredi da 1585 cc, in versione aspirata a carburatore e accensione elettronica Marelli Digiplex da 105 cavalli o turbo, sempre a carburatori, da 130 cavalli.

In parallelo viene sviluppato anche il primo prototipo a trazione integrale, presentato nello stesso anno al Salone di Torino. Sviluppato su meccanica e telaio del modello base, monta il motore della HF portato a 166 cv e, sulla trasmissione, un differenziale ripartitore con presa di moto longitudinale per la trasmissione alle ruote posteriori, gestite tramite un differenziale autobloccante. Sono gli anni in cui Lancia corre nei rally con la formidabile 037, capace di soffiare il titolo mondiale alla nuova Audi Quattro, ma in cui è ormai chiaro che il futuro delle competizioni sarà a totale appannaggio di vetture a trazione integrale. Sono anche gli anni in cui si sviluppa la mostruosa Delta S4, che di Delta ha poco più del nome e che si imporrà come uno dei più indomabili bolidi del celebre e indimenticato Gruppo B. Destino vuole che una serie di incidenti fatali, dovuti essenzialmente al raggiungimento di potenze ritenute all’epoca ingestibili, porti nel 1986 alla soppressione della categoria, e con essa di prototipi spaventosi come Peugeot 205 Turbo 16, la succitata Audi Quattro, la Ford RS 200, l’Austin Metro 6R4 e, appunto, la Delta S4.

La federazione internazionale decide quindi per un nuovo regolamento a favore di auto con caratteristiche più vicine a quelle di serie. Nasce il Gruppo A al quale, praticamente senza preavviso, tutti i costruttori devono adeguarsi, e in fretta. Lancia abbandona lo sviluppo del prototipo ECV, precursore di quella che sarebbe dovuta diventare la Delta S4 Evoluzione, e concentra i suoi sforzi sull’adattamento corsaiolo di una vettura di serie.


Nel maggio del 1986 viene presentata la Delta HF 4WD, modello che si colloca come naturale evoluzione della HF Turbo, rispetto alla quale si posiziona un gradino più su, sia per la primizia della trazione integrale, altro primato per una Lancia di serie, sia per il fatto che monta un motore due litri di derivazione Thema. La HF Turbo 1.6 a trazione anteriore resta infatti resta comunque a listino. La nuova HF 4WD è una integrale permanente con differenziale anteriore libero e differenziale centrale epicicloidale, che ripartisce la coppia motrice per il 56% sull’asse anteriore e il 44% sul posteriore. Al centro, un differenziale centrale ripartitore di coppia con giunto viscoso Ferguson e un differenziale Torsen al posteriore. Il motore è un due litri con contralberi di equilibratura e turbocompressore Garrett, capace di 165 cavalli a 5.500 giri e 29 kgm di coppia motrice.

Qui troviamo il secondo, fondamentale seme nell’albero genealogico delle Delta da corsa. È grazie a questa automobile che prenderanno vita le successive evoluzioni, denominate Integrale, alle quali dobbiamo l’ineguagliato ciclo di vittorie Lancia nei rally.

Spesso oscurate dalle eredi più celebri e “rigonfie”, le Delta HF Turbo e HF 4WD sono vetture a cui ogni appassionato deve tanto. Modelli capostipite di una stirpe gloriosa (sovralimentata e quattro ruote motrici), hanno gettato le basi di una delle pagine di automobilismo sportivo più belle e appassionanti di sempre, soprattutto per chi ama l’Italia.

Abbiamo scelto di fotografare questi due esemplari anche per renderci conto di quanto e come si sia evoluto un modello tanto iconico e stilisticamente interessante.

Se nella Turbo (questo esemplare è del 1984 ed è in vendita qui su Agorauto) leggiamo ancora le stesse linee asciutte e affilate dei primi bozzetti ufficiali di Giugiaro, sulla 4WD (esemplare del 1987 recentemente venduto da Miki Biasion) scopriamo forme più bombate e grintose, già in linea con gli stilemi dei primi anni novanta. Un linguaggio formale che ritroveremo sulle successive Integrale, assieme alla “firma” dei doppi fari anteriori, che verranno ereditati anche dalle ultime HF a due ruote motrici.

Vano motore e interni tradiscono allo stesso modo i 3 anni che separano le due vetture, ma che nella sostanza sembrano molti di più: l’abitacolo della Turbo appare più datato essenzialmente per il cruscotto, più “chiuso” e caratterizzato da pulsantoni, cursori e rotelle che sanno ancora di anni 70; più arioso e colorato quello della 4WD, con la strumentazione gialla e il bel volante sportivo a tre razze che resisterà anche sulle successive Integrale e Integrale 16v. Per entrambe tappezzeria firmata, come si conviene a una vera Lancia: Zegna per la prima, Missoni per la seconda.

Sbirciamo sotto il cofano: la disposizione meccanica è simile, coi due quattro cilindri disposti trasversalmente. Guardando alla Turbo, una sensazione di déjà vu ci riporta al vano motore di una Beta, col bialbero in bella vista e le scritte Lancia con un corsivo rimasto invariato dagli anni sessanta. Diversa l’aria che si respira guardando alla 4WD, col due litri Thema adeguatamente condito da una vistosa turbina. È lo stesso che arriverà ad erogare, sulle successive versioni stradali, 185 cavalli in versione 8 valvole e oltre 200 a 16 valvole, consegnando di fatto questo modello alla storia. Ma storia e successi non sarebbero stati possibili se qualcuno per primo non avesse rischiato, provando a spostare l’asticella un po’ più in alto. Ecco, la storia della Delta è stata proprio questo: una favola di ingegneri e tecnici che, in tempi in cui l’industria automobilistica italiana ancora ne dava la possibilità, hanno provato a spingere quest’asticella sempre più su. Raggiungendo, passo dopo passo, il tetto del mondo. A noi, oggi il compito di celebrare questa storia e raccontarla alle generazioni future. Magari al volante di una bella Delta.

Tags: 4WD, Delta, HF, Integrale, Lancia, youngtimer



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