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Mercedes 230 SL: granturismo all’ombra della Pagoda

Autore: Michele Di Mauro · Credits Ph: Michele Di Mauro

6 Maggio 2022
Mercedes 230 SL: granturismo all’ombra della Pagoda

Quella delle roadster SL è una delle dinastie più celebri e gloriose di casa Mercedes Benz. Da quasi sessant’anni la famiglia delle spider di lusso occupa ininterrottamente la parte alta dei listini del marchio con la stella, a partire da quel mostro sacro che è la 300 SL “Gullwing” del 1954. Il primo modello realmente commerciale della serie è però la più terrestre 190 SL, una delle Mercedes-Benz più affascinanti degli anni cinquanta. Sorella minore della poderosa 300 SL Roadster, debutta al Salone di Francoforte del 1955, prima in versione decappottabile e poi anche coupé, che in realtà è comunque una decappottabile ma monta un prezioso e ben rifinito tettuccio rigido asportabile, realizzato in lega d’alluminio, in sostituzione della capote ripiegabile in tela. Seppur molto meno performante della più costosa e impegnativa 300, la 190 SL viene scelta da diverse celebrità dell’epoca (ad Auto e Moto d’Epoca Fiera di Padova del 2021 abbiamo ammirato quella appartenuta a Gina Lollobrigida) e condivide con la 300 SL la responsabilità di aver creato il mito delle Mercedes roadster di lusso, un filone di grande successo commerciale in tutto il mondo, che nella gamma della casa di Stoccarda dura ancora oggi.

Irresistibile nelle sue forme classiche e tondeggianti, la 190 SL arriva alle soglie degli anni sessanta con un’aura barocca ancora affascinante ma ormai superata. Così, a partire dal 1961, i vertici della casa tedesca deliberano il progetto per una nuova spider con cui affrontare il decennio appena iniziato. Rispetto alla formula di successo della 190 SL, i maggiori interventi vengono richiesti alle voci prestazioni (la 190 era effettivamente un po’ fiacca) e design, con un cambio di direzione netto che vede nuove e accattivanti linee tese e squadrate soppiantare la sagoma formosa da pin-up in voga fino ad allora. A questo si aggiungono, ovviamente, uno spazio e un comfort di bordo all’altezza del blasone e un’attenzione generale alle economie di scala: si raccomanda quindi ai progettisti di sfruttare al massimo materiali e risorse già disponibili per i modelli in produzione. Tra questi, l’utilizzo del pianale della Mercedes 220 SEb W111, in versione aggiornata e accorciata, abbinato alla motorizzazione da 2.2 litri M180, da montare in versione potenziata.

Dello stile della carrozzeria viene incaricato il team di design diretto dal maestro Paul Bracq, autore di molte delle vetture più originali e iconiche degli anni sessanta e settanta. Bracq esordisce con delle linee di forte rottura rispetto alla vecchia 190, giudicate dai vertici aziendali addirittura eccessive. Un attento lavoro di revisione dei bozzetti iniziali però riesce ad ammorbidire l’impatto dirompente delle nuove linee senza snaturare eccessivamente l’impianto stilistico originario. Dalla berlina Heckflosse (da noi ribattezzata “codine” per via delle pinnette posteriori) la 230 SL eredita l’andamento verticale dei grandi fari anteriori carenati e quello sottile e orizzontale dei posteriori, a chiusura di un volume di coda leggero e piatto caratterizzato dal lungo sbalzo. Il muso a “prua” con la grande stella centrale richiama invece le grandi Mercedes-Benz da competizione degli anni cinquanta. Sottile e slanciato pure il profilo della fiancata, distinto da un originale e piacevole “sproporzione” tra la carrozzeria bassa e affilata e il padiglione alto e luminoso, accessibile attraverso due grandi porte dall’ampio raggio di apertura. All’interno la strumentazione completa e ben visibile e le raffinate finiture in pelle e vero legno posizionano senza incertezze il nuovo modello nella fascia più alta del mercato. Il risultato è convincente al punto che la nuova nata, battezzata 230 SL e presentata già al salone dell’automobile di Ginevra del 1963, sostituisce in un colpo solo anche la 300SL Roadster.

La nuova 230 SL serie R113 si impone da subito come una vettura estremamente completa ed equilibrata. Elegante, brillante, misuratamente grintosa e rifinita con grande cura, è una granturismo capace di soddisfare la clientela sportiva come di accompagnare una coppia per lunghi viaggi alternando sapientemente piacere di guida, comfort di bordo e sensazione di sicurezza, grazie anche al corpo vettura a deformazione programmata nei casi di urto violento. Come già accaduto con la 190 SL, anche la nuova 230, inizialmente proposta nella sola versione roadster (tettuccio ripiegabile in tela), a partire dal 1966 viene affiancata dalle varianti coupé (con solo tetto rigido asportabile e due strapuntini posteriori al posto del meccanismo della capote) e roadster-coupé (entrambe le soluzioni). Il tetto rigido, dalla particolare sagoma concava, vale alla vettura il soprannome non ufficiale di “Pagoda”, col quale il modello è ancora oggi identificato dagli appassionati di tutto il mondo.

A livello meccanico, abbiamo visto, la SL di nuova generazione non propone novità particolari: il motore tipo M127 II è un classico sei cilindri in linea montato in posizione anteriore longitudinale e abbinato a una trazione posteriore mediante una trasmissione meccanica a quattro rapporti. Alimentato a iniezione, eroga una buona potenza, 150 cavalli, scaricata a terra attraverso un inedito ponte posteriore a semiassi oscillanti, e sufficiente a spingere la vettura alla soglia dei 200 km/h. Col tempo, a richiesta, la vettura può essere ordinata anche con cambio automatico, sempre a 4 rapporti, oppure, a partire dal settembre del 1965, in versione manuale a 5 marce. Nonostante una stabilità sul bagnato non esattamente esemplare, la 230 SL conquista una buona fama di velocista, grazie anche ad una discreta carriera sportiva, il cui culmine è rappresentato dalla vittoria al Rally Spa-Sofia-Liegi del 1963, dove Eugen Böhringer conduce al traguardo una vettura schierata dalla squadra corse ufficiale.

Visto il doppio ruolo di sostituta sia della 190 che della 300 SL, già a partire dal dicembre del 1966 la 230 SL viene aggiornata con una meccanica maggiorata (2496cc) che le vale il nome di 250 SL. Il nuovo motore M129 III a 7 supporti di banco in realtà non alza di molto l’asticella delle prestazioni: i cavalli restano gli stessi (150) e pure la velocità massima non si sposta di un capello (200 km/h); quella che ne beneficia maggiormente è l’erogazione, con una maggiore coppia e una migliore elasticità di marcia, e con uno scatto sullo 0-100 km/h che scende da 11,1 a 10 secondi netti. Da segnalare poi l’introduzione dei freni a disco anche al retrotreno. La 250SL resta a listino per appena un anno e un mese, passando alla storia come la “Pagoda” più rara: soli 5.196 esemplari. Già dal gennaio del 1968 viene sostituita nei listini dalla 280SL, spinta dal nuovo motore 130.983 da 2778 cc e 170 cv di potenza. Seguendo lo stesso criterio dell’aggiornamento precedente, anche questa volta a beneficiare dell’incremento di cilindrata non sono le prestazioni assolute (la velocità massima resta per l’ennesima volta invariata) quanto l’erogazione, grazie a una coppia più piena, che abbassa lo spunto necessario a raggiungere i 100 all’ora a soli nove secondi. La 280 SL rappresenta il canto del cigno della serie “Pagoda” e resta in produzione fino al marzo 1971, quando debutta la nuova serie R107, di cui vi abbiamo già parlato su Agorauto (trovate QUI l’articolo).

Per raccontarvi la genesi e lo sviluppo della serie R113 abbiamo approfittato della disponibilità di un bell’esemplare appartenente alla collezione del dealer Coopermans.it: si tratta di una 230 SL del 1966, ultimo anno di produzione, venduta da nuova a Napoli e trasferita nella Capitale già l’anno seguente. Fermata a metà anni settanta, è stata recuperata in tempi recenti da un appassionato ed esperto del modello, che l’ha restaurata parzialmente e inserita pure in un volume monografico dedicato alla serie R113. L’esemplare entra nella collezione attuale nel 2008, e subito dopo viene riverniciata esternamente e perfezionata a livello meccanico. Ancora corredata come in origine sia della cappottina ripiegabile che del caratteristico hard-top, questa 230 SL sfoggia ancora gli interni originali, coi legni e i rivestimenti in pelle perfettamente conservati. Oggi la quotazione di una 230 SL “Pagoda” oscilla tra valori molto ampi, con un minimo di 30/35.000 euro per un esemplare da restauro totale (e prevedibilmente oneroso) a oltre 120mila euro per una vettura in perfette condizioni. Al momento della pubblicazione di questo servizio ci sono tre esemplari di Mercedes-Benz R113 inserzionati su Agorauto.com, due 230 e una 280. Date un’occhiata QUI, magari tra di esse c’è quella che fa per voi.

Tags: 230SL, Mercedes, pagoda



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