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Pu+Ra HPE: perché, da estimatori del marchio Lancia, ci piace un sacco
Autore: Michele Di Mauro
2 Maggio 2023Quando alcuni mesi fa (era il 28 novembre) Lancia ha annunciato il nuovo corso stilistico col concept Pu+Ra Zero, lo ammettiamo, eravamo parecchio scettici. Trovate QUI le nostre considerazioni su un oggetto (prototipo è dire troppo) che ci era sembrato un minestrone di buone intenzioni buttate insieme un po’ a casaccio: forme fluide piuttosto banali, sulle quali sembravano applicati in maniera posticcia alcuni elementi “civetta” messi lì apposta per strizzare l’occhio ai lancisti di un tempo, dai fari circolari posteriori (rimando alla Stratos) alla “firma” triangolare sul frontale per ricordare la calandra classica delle vetture di Chivasso. Cosa se ne faccia una saponetta di una pseudo calandra, tra l’altro tirata davvero col righello, non ci era particolarmente chiaro.
Abbiamo aspettato un po’ per dire la nostra e oggi, a qualche giorno di distanza dalla presentazione della Pu+Ra HPE, da affezionati sostenitori storici del marchio torinese, possiamo affermare di sentirci rincuorati. E vi spieghiamo perché.
La nuova concept car incarna la visione del futuro Lancia combinando design, sostenibilità, tecnologia. “Un vero e proprio manifesto per i prossimi 10 anni” viene descritto trionfalmente. In effetti, gli elementi distintivi di questo modello, col quale “inizia il viaggio di Lancia verso il futuro, ispirandosi al passato”, c’erano già quasi tutti sulla Zero che, col senno di oggi, ci pare qualcosa di disegnato a posteriori rispetto alla HPE, con l’intento proprio di “dire e non dire”. Gli iconici fari rotondi, l’abitacolo con la trama a linee orizzontali che riprende la veneziana della Lancia Beta HPE, della quale rivediamo pure gli originalissimi sedili a petalo giallo ocra. Cosa è cambiato allora?
Beh, intanto quello che vediamo è ancora un concept, non un modello di serie, ma a questo si avvicina in maniera molto più decisa. E per questo racconta molto di più di come Lancia ha intenzione di tornare sul mercato. Non è più una semplice dichiarazione di intenti, è una macchina. Futuribile, ma una macchina. Ha persino le ruote. Ma non rinuncia ad essere Pura e Radicale (da qui PU+RA) e, aggiungiamo noi, anche estremamente affascinante.
Secondo, non sfoggia stilemi ed elementi grafici disposti in maniera randomica, ma inizia a coniugarli per creare un assieme di senso compiuto. A parte qualche piccola forzatura, gli elementi di stile della Pu+Ra HPE si combinano in un prodotto coerente, senza stridere tra loro.
Terzo, le tante e sfacciate citazioni, grazie a dio, restano citazioni. Non sono forme riprese e messe lì, ma sono elementi che rimandano sì al passato, ma con un linguaggio assolutamente contemporaneo. E questo vale sia per gli esterni che per gli interni, dove pare di rivedere, in chiave XXI secolo, gli arredi in acciaio ottonato e velluto dei salotti di design degli anni settanta. Non a caso l’interno della HPE è firmato Cassina, e si vede: forme, materiali, idee sono davvero nuove e interessanti.
Quarto, l’interno della Pu+Ra HPE mette quasi in ombra l’esterno, per quanto è studiato, ricercato, raffinato. La macchina fuori ci piace, ma la voglia di correre dentro ad accomodarsi è 10 volte superiore a quella di trovarsela davanti aprendo il garage. E per una Lancia, coccolare i passeggeri tra comfort, raffinatezza e lusso poco ostentato è un imperativo dal 1906.
Quinto, la creatività della HPE non si ferma alle citazioni, ma di esprime attraverso tante idee nuove, dal motivo circolare ripetuto in varie scale, e particolarmente efficace nella vista in pianta dell’abitacolo, all’alternanza di colori morbidi e decisi, alla firma grafica data dall’elemento a Y ripetuto su calandra, fanaleria, cerchi. Insomma, in un mondo di auto disegnate con la carta carbone, torniamo a vedere qualcosa di facilmente riconoscibile anche da un bambino, senza essere una caricatura. E quelle belle superfici lisce, levigate, sono un balsamo per gli occhi: niente nervature, fregi e orpelli inutili a cercare, nel sovraccarico grafico, una personalità che non c’è. Qui non servono. La scuola di design torinese è tornata a farsi sentire.
Sesto, la macchina, nel suo complesso, dice finalmente qualcosa di nuovo: è moderna, è grintosa, ha carattere, è elegante e sportiva insieme, è pulita, è diversa. Parla una lingua nuova. E una Lancia deve essere così. Inutile aspettarsi il prestigio classico di un’Aurelia o un Flaminia, bene hanno fatto i designer a rispolverare temi e argomenti di Beta, Stratos e Gamma: perché sì, la nuova ammiraglia Lancia tornerà a chiamarsi Gamma.
E non a caso noi di Agorauto avevamo selezionato la Beta tra le 10 Lancia più significative della storia del marchio nel nostro percorso per i 115 anni, lo trovate QUI.
Le Lancia degli anni settanta, spesso denigrate per il brusco calo della qualità costruttiva dovuta all’ingresso del marchio nell’orbita Fiat, dopo cinquant’anni stanno vedendo riconosciuto il loro valore in termini di carica innovativa. E il processo di revisione generale in atto in casa Lancia oggi, dalla ricostruzione di una gamma prodotto degna di questo nome all’elettrificazione massiccia, non sarà da meno, anzi. Forse questa è la rivoluzione più cruciale e decisiva nella storia del marchio torinese. Arriva quando ormai non ci sperava più, ad opera di quei francesi dai quali nessuno si aspettava nulla ma che, a Torino, di casa un po’ lo sono da sempre. Possiamo finalmente tornare a sperare? Pare di sì.
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