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Testarossa Spider: opportunità unica per guidare come l’Avvocato
Autore: Michele Di Mauro · Credits Ph: RM Sotheby's
30 Ottobre 2022Chi oggi ha più di quarant’anni ricorda sicuramente un videogioco da bar chiamato “Out Run”. Era un simulatore di guida arcade piuttosto elementare, con la macchina inquadrata da dietro che doveva semplicemente girare a destra o a sinistra seguendo le curve e schivando gli ostacoli. Niente di speciale quindi, un videogame come tanti altri. Eppure Out Run era popolarissimo, e per un motivo ben preciso: la modesta grafica VGA a colori dell’epoca permetteva di distinguere, nettamente, il modello dell’automobile protagonista del gioco. Tra le palme di un’ipotetica Miami, l’equipaggio composto dal pilota e dalla sua compagna bionda con tanto di capelli al vento filava via a bordo di un autentico sogno proibito, una Ferrari Testarossa, rigorosamente rossa, in un’inedita versione spider.
Negli anni 80 la Testarossa è “la” supercar: incredibilmente ardita nelle forme, larga due metri, tanto moderna da sembrare venuta dallo spazio, è, assieme alla Lamborghini Countach, la classica “poster car” dei giovani dell’epoca. Con una differenza: la Countach, per quanto sfacciata e appariscente, è la versione aggiornata di un progetto vecchio di oltre 10 anni, mentre la Testarossa (scritto tutto attaccato per distinguerla dalla omonima versione della 250 del 1957) fa invecchiare di colpo non solo la concorrenza, ma pure il resto della gamma del Cavallino. Dalla 512 BBi che va a sostituire, alla rabbiosa 288 GTO, un’auto mitologica ma visibilmente figlia di un’altra epoca, nonostante vengano lanciate a poche settimane di distanza, entrambe nel 1984.
Bella, desiderata e vendutissima, la Testarossa totalizza, nella sola prima serie, ben 7177 esemplari, un’enormità per una 12 cilindri del suo segmento. Eppure, nonostante le richieste pressanti, a Maranello non ne deliberano mai una versione scoperta. Ai comuni sognatori non resta altro che correre al bar, comprare i gettoni e giocare ad Out Run. Per i soliti pochi fortunati invece si aprono alcuni scenari alternativi. Se la Testarossa è un sogno, una Testarossa Spider è il sacro Graal delle supersportive anni ottanta. E se la casa madre non vuole cedere, ci si organizza diversamente. Tanto, si sa, tutto ha un prezzo.
Il primo a rompere gli indugi, in ordine di importanza, è nientemeno che Gianni Agnelli, la cui Testarossa argento con interni blu e capote bianca, realizzata da Valeo e targata TO 00000G, è ben nota agli appassionati del modello e del personaggio. Venduta all’asta pochi anni fa, spesso fa capolino ai concorsi d’eleganza più prestigiosi.
Seguono diverse altre realizzazioni private, più o meno riuscite esteticamente, come quelle di Lorenz & Rankl, o di Straman, che realizza varianti sia spider che targa, e qualcuno si cimenta persino in una spider-coupé con tetto retrattile. Quelle che, tra tutte, vantano il pedigree più prestigioso sono però le “Spider Produzione Speciale” realizzate direttamente da Pininfarina, autore delle linee della vettura originale.
Ad impostare la produzione del carrozziere torinese, alla fine degli anni ottanta, ci pensa il solito Sultano del Brunei, che ne ordina ben sette, ognuna rifinita con una diversa combinazione di colori esterni e interni. Le modifiche prevedono una corta capote in tela e un nuovo cofano motore, diverso sia nella forma che nella grafica delle uscita d’aria.
Oltre a queste vetture, viene realizzato pure un altro piccolo numero di Spider su richiesta di committenti importanti; tra questi, l’esemplare che RM Sotheby’s offre all’asta il prossimo 5 novembre a Marlborough House, Londra, con telaio EFG092 (non un numero ufficiale Ferrari ma coniato da Pininfarina) e motore corrispondente. Finita di assemblare nel novembre del 1989, la vettura non ha mai circolato su strada né ha mai ricevuto un’immatricolazione. E i segni degli appena 413 chilometri percorsi e indicati sul suo contachilometri, sono stati cancellati da un restauro effettuato nel 2021 direttamente da Pininfarina e da Zanasi (carrozzeria ufficiale Ferrari di Maranello) con un conto finale complessivo di ben 177.000 euro, ovvero più o meno il costo attuale di una Testarossa coupé in condizioni da concorso.
I tecnici dello stabilimento di Cambiano hanno lavorato al cofano della decappottabile, restituendo funzionalità al meccanismo di apertura e chiusura, insieme a una riverniciatura completa e ad un restauro conservativo degli interni, per un totale di 94.300 euro. A novembre dello stesso anno l’auto è stata portata alla Carrozzeria Zanasi, specialista di Maranello utilizzato da Ferrari per le rifiniture e la verniciatura di tutte le fuoriserie, dalle Tailor Made ai modelli della serie Icona, per riportare a nuovo la meccanica. Dopo lo smontaggio e la revisione completa del motore, inclusa la sostituzione della frizione e della pompa del carburante, delle sospensioni e, soprattutto, dopo una nuova fattura di 83.170 euro, possiamo dire che questa insolita Testarossa sia oggi veramente in condizioni pari al nuovo.
Simbolo della voglia di eccesso tipica degli anni ottanta, la spider di questa storia diventa ancor più eccessiva se si pensa che è stata ordinata per non essere mai usata in oltre trent’anni. Permettendo al fortunato compratore di portarsi in garage un autentico “unicorno” in condizioni vergini; un modello del quale condividere la proprietà con un Sultano e con… Gianni Agnelli.
Non essendo mai stata immatricolata, la macchina è priva di qualsiasi documento di immatricolazione registrato, pertanto i potenziali acquirenti dovranno verificare con le proprie autorità locali la possibilità di targarla, prima di fare offerte. Una noiosa bega burocratica che non impedisce alla spider di spuntare una quotazione stimata compresa tra 1,4 e 1,8 milioni di sterline.
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