La storia di BMW nel motociclismo
La BMW, Bayerische Motoren Werke, ovvero “fabbrica bavarese di motori”, nasce nel 1917 a Monaco di Baviera per produrre motori d’aereo. Nel tempo estende le sue attività ai settori auto e moto fino a diventare uno dei marchi più conosciuti e prestigiosi al mondo.
L’avventura motociclistica comincia prima di quella automobilistica, nel 1923: la prima motocicletta in serie si chiama R32 ed è spinta da un propulsore boxer con i cilindri posti trasversalmente rispetto all’asse della moto e da trasmissione ad albero cardanico. Un’architettura che diventerà la “firma” tecnica della produzione del marchio dell’elica.
La colorazione della R32 è nera con i filetti bianchi, soluzione cromatica adottata per la quasi totalità delle moto BMW prodotte fino al 1969.
Il buon successo del modello porta all’allargamento della gamma verso altre cilindrate, con propulsori sia a valvole laterali che in testa, gettando le base per la solida fama di BMW come costruttore di moto di alta gamma, robuste e performanti.
I grandi numeri arrivano invece con la R12, commissionata dall’esercito in oltre 36.000 esemplari, anche con sidecar.
Dopo la guerra, alla Germania viene imposto di non costruire motociclette di cilindrata superiore a 250 cc; la produzione riparte quindi con una moto leggera ed economica, realizzata per essere accessibile anche all’epoca della ricostruzione: nasce così la BMW R24.
A partire dal 1949 il divieto viene rimosso, consentendo a BMW di ripartire con la produzione delle sue classiche bicilindriche boxer. Il primo modello è la R51/2, che riprende la R51 d’anteguerra, seguito nel 1955 da nuovi modelli da turismo come la R50, la R60 e la sportiva R69. Sono moto che gettano le basi per tutta la produzione del decennio successivo.
Ci vuole infatti il 1969 per vedere qualche novità davvero rilevante: nasce la serie /5, declinata nelle cilindrate di 500, 600 e 750 cc, con nuovi telai e propulsori profondamente rinnovati. Dall’inizio del 1976 la divisione moto di BMW viene scorporata dalla casa madre.
Gli anni Ottanta vengono salutati con l’introduzione di due cilindrate inedite, 650 cc con la R65 e 450 cc con la R45. Nella parte alta del listino R100S viene sostituita dalla R100CS, una delle moto più veloci dell’epoca. Nei primi anni 80 debutta anche una delle serie simbolo di BMW: sulla scia della partecipazione ad alcune competizioni fuoristradistiche viene proposta al mercato la R80G/S, una moto dalla formula ibrida, adatta sia all’uso stradale che ad un fuoristrada leggero. Un passaggio rischioso, perché quella che oggi è comunemente definita “enduro” è all’epoca una categoria molto distante dalla produzione classica del marchio bavarese.
La R80 G/S, dove G/S sta per Gelande Strasse, strada sterrata, apre invece un filone strategico per BMW, tutt’ora in produzione come linea di punta del marchio. Nel tempo la sigla GS finisce infatti per identificare un’intera gamma, con cilindrate da 650 a 1000 cc, alle quali vengono affiancate versioni speciali come le Parigi-Dakar e, in tempi più recenti, le Adventure.
La seconda grande innovazione degli anni Ottanta è la serie K, contraddistinta da una rivoluzionaria (per BMW) architettura meccanica: i motori sono in linea, disposti orizzontalmente in senso longitudinale, alimentati ad iniezione elettronica e caratterizzati da prestazioni decisamente superiori ai precedenti boxer.
Con la serie K, ed in particolare con la K1, la BMW per la prima volta lancia anche una ricca gamma di abbigliamento e accessori, puntando sul branding non solo della moto ma anche del motociclista. Sulla serie K nel 1988 arriva poi una novità assoluta a livello mondiale: il sistema antibloccaggio ABS, disponibile come optional per la prima volta su una due ruote.
Nel 1991 è una serie K anche la milionesima moto BMW: si tratta di una K75RT destinata alla Croce Rossa.